Milano Fashion Week SS26: Star K-pop, Gucci sotto i riflettori e tendenze virali dalla passerella

Elisa Anta Garcia

Elisa Anta García

Field Markteting Lead

Pubblicato:

Milan Fashion Week SS26: K-Pop Stars, Gucci Glow-Ups, and Runway Trends That Went Viral

La Milano Fashion Week Primavera/Estate 2026 (MFW SS26) si è conclusa il 28 settembre, lasciandosi alle spalle un turbinio di creatività, avvistamenti di celebrità e una vera e propria mania sui social media. Svoltasi dal 23 al 28 settembre, questa edizione ha seguito immediatamente la New York Fashion Week (11–16 settembre) e la London Fashion Week (18–22 settembre). Tra debutti di nuovi direttori creativi, front row affollatissime e tendenze che fondono audacia fetish ed eleganza quotidiana, la MFW ha ribadito il suo ruolo di cuore pulsante del lusso italiano. Attraverso fonti autorevoli come Harper’s Bazaar e WWD, analizzeremo i dati, esamineremo le tendenze e metteremo in luce ciò che ha reso questa settimana indimenticabile.

5 Punti chiave
I. La Milano Fashion Week in numeri: Buzz sui social vs. conquista dei media tradizionali
II. I brand che hanno dominato le passerelle (e i nostri feed)
III. Il grande divario: Social media vs. copertura celebrità nei media mainstream
IV. L’economia degli hashtag: Decodificare il linguaggio virale della MFW

Verso il futuro: La sfida della Paris Fashion Week
Conclusione: Metriche chiave per l’intelligence della moda 2025

 

5 Punti chiave

 

1. Il dominio incontrastato di Gucci sui social

Gucci ha conquistato la vetta delle classifiche sui social media con uno share of voice del 38,54%, trainata dal ruolo di ambasciatore di Jin dei BTS e dal cortometraggio virale “The Tiger”. Il picco di menzioni del brand si è verificato durante la sfilata del 23 settembre, superando rivali come Bottega Veneta e Max Mara nel buzz online. Questa fusione tra potere delle star K-pop e dramma cinematografico ha consolidato lo status di Gucci come re digitale della MFW.

2. La presa del K-pop sui social media vs. il dominio di Hollywood sui media

Le piattaforme social hanno amplificato la presenza di idoli K-pop come Jin e RM dei BTS, i quali hanno dominato le menzioni degli influencer grazie a un coinvolgimento massiccio delle loro fanbase. I media mainstream, tuttavia, hanno focalizzato l’attenzione su icone di Hollywood come Demi Moore e Meryl Streep, privilegiandone il prestigio e la profondità narrativa. Questo divario evidenzia chiaramente i due mondi della moda: l’hype virale guidato dai fan contrapposto all’eleganza editoriale curata.

3. Il ritorno artigianale di Bottega Veneta Bottega Veneta

Bottega Veneta si è assicurata il secondo posto con il 18,03% di share, grazie alla collezione di debutto di Louise Trotter, che ha enfatizzato intrecci intricati e texture audaci. Celebrity come RM dei BTS hanno amplificato il buzz, trasformando le loro presenze in front row in momenti virali sui social media. L’attenzione del brand per design lussuosi e tattili ha creato un ponte efficace tra heritage e appeal moderno, ottenendo un ampio consenso.

4. L’evoluzione audace di Max Mara

Max Mara ha conquistato il terzo posto con il 13,90% di share, grazie alla collezione “scary monsters” di Ian Griffiths, che ha saputo fondere elementi fetish con l’eleganza quotidiana. La presenza della star thailandese Faye Peraya ha scatenato hashtag virali come #MaxMaraxFaye, aumentando significativamente la visibilità globale del brand. Questo mix tra femminilità controllata e funzionalità ha ottenuto un forte riscontro online.

5. Hashtag virali e vibes da trendsetter

Hashtag come #JinxGucci e #RMxBottegaVeneta hanno dominato, riflettendo l’interazione tra brand e influencer nel generare i 4,96 milioni di menzioni social della MFW. Tendenze passerella come asimmetrie, cappotti stratificati e motivi giocosi hanno dato il tono alla SS26. Nel complesso, il mix di frenesia social e design innovativi della MFW ha superato la NYFW in profondità di engagement.

Analisi dei dati basata sul monitoraggio Onclusive 360 e Onclusive Social, 22–28 settembre 2025. Valuta d’influenza: tassi di engagement, non valore monetario.

I. La Milano Fashion Week in numeri: Buzz sui social vs. conquista dei media tradizionali 

La MFW SS26 non è stata solo uno spettacolo di passerella, ma un fenomeno digitale. Analizziamo le statistiche per vedere come Milano si è confrontata con le sue sorelle della moda.

Esplosione sui social media: Menzioni, autori e portata massiccia

Dal 22 al 28 settembre, la Milano Fashion Week ha accumulato ben 4,96 milioni di menzioni sui social media, alimentate da 2,92 milioni di autori unici e raggiungendo oltre 100,5 milioni di persone in tutto il mondo. Il picco di hype si è verificato durante la sfilata di Gucci il 23 settembre alle 19:00, dove l’energia era elettrica. Rispetto alla New York Fashion Week (NYFW), che ha generato 2,71 milioni di menzioni da 1,59 milioni di autori ma vantava una portata più elevata di 151,7 milioni, i numeri di Milano mostrano un engagement più profondo per post, dimostrando che la qualità batte la quantità nella sfera social.

D’altra parte, la London Fashion Week (LFW) è rimasta indietro con metriche complessive inferiori, evidenziando il vantaggio di Milano nell’appeal globale. Queste cifre provengono da strumenti di monitoraggio specializzati come Onclusive 360 e Onclusive Social, che tracciano tutto, dai tweet ai TikTok e ai feed TV/Radio.

 

Impatto mediatico MFW in numeri: menzioni e portata

Social media

  • 2,92 milioni di persone ne parlano
  • 4,96 milioni di menzioni
  • 100,5 milioni di persone raggiunte (stima)

Media tradizionali (stampa, digitale, web, TV e radio)

  • 14.989 menzioni

Nei media tradizionali—stampa, digitale, TV e radio—la MFW ha registrato 14.989 menzioni tra articoli e report. Sebbene sia un risultato solido, la NYFW l’ha superata con 17.927, mentre la LFW si è fermata a 5.861. I siti di notizie digitali come Vogue, Grazia, Marie Claire, Harper’s Bazaar e WWD hanno guidato questa copertura, offrendo recensioni approfondite su tendenze e sfilate. Questa combinazione di viralità social e rigore giornalistico rafforza il duplice dominio della MFW: essa si afferma sia come generatrice di meme sia come autorevole punto di riferimento nel settore.

 II. I brand che hanno dominato le passerelle

Su 53 brand monitorati, alcuni colossi hanno catturato la parte del leone delle conversazioni. Ecco la top 15 per share of voice sui social media, che rivela dove è avvenuto il vero buzz.

Posizione Brand Share of Voice
1 Gucci 38,54%
2 Bottega Veneta 18,03%
3 Max Mara 13,90%
4 BOSS 7,53%
5 Onitsuka Tiger 5,39%
6 Ferrari 5,14%
7 Prada 3,19%
8 Versace (Fuori calendario) 2,93%
9 Fendi 2,47%
10 Dolce & Gabbana 1,22%
11 Tod’s 0,74%
12 Emporio Armani 0,56%
13 Moschino 0,16%
14 Blumarine 0,06%
15 Dhruv Kapoor 0,03%

I 15 brand di moda più rilevanti alla MFW, classificati per share of voice (SoV)

Queste percentuali riflettono quanto spesso i brand sono stati taggati, discussi o pubblicizzati online, trasformando le passerelle in oro cliccabile.

 

Perché Gucci ha stracciato la concorrenza: Potere K-pop e dramma cinematografico

Il clamoroso 38,54% di share di Gucci non è casuale. La sfilata Primavera/Estate 2026 del brand, guidata dal nuovo direttore creativo Demna (fresco da Balenciaga), ha debuttato col botto, ma il vero carburante è stato Jin dei BTS. Come ambasciatore globale di Gucci, la presenza di Jin in front row ha scatenato oltre 1 milione di post su X (ex Twitter) in sole 24 ore, contribuendo al 42% del valore mediatico totale (EMV) del brand. Il suo fascino “Worldwide Handsome”, combinato con la stravaganza a tema tigre della sfilata, è diventato virale—basti pensare a #JinxGucci in tendenza ovunque.

La première di un film corale stellare, “The Tiger”, diretto da Spike Jonze e Halina Reijn, con Demi Moore, e Gucci ha fatto da ponte tra frenesia social e prestigio hollywoodiano. Non c’è da stupirsi che abbia eclissato rivali come Bottega Veneta, che ha impressionato con la collezione di debutto di Louise Trotter fatta di meraviglie intrecciate, o le vibes eleganti e fetish-tinged ballet-core di Max Mara. Sì, perché anche questi due brand hanno influenzato notevolmente le tendenze della Milano Fashion Week.

 

Le vittorie strategiche di Bottega Veneta e Max Mara

Mentre Gucci dominava, Bottega Veneta (18,03%) e Max Mara (13,90%) hanno conquistato impressionanti seconde e terze posizioni attraverso partnership mirate con influencer, in particolare con celebrità asiatiche.

Bottega Veneta: Artigianalità reinventata sotto nuova guida

Il forte secondo posto di Bottega Veneta deve molto al debutto di Louise Trotter come direttore creativo, una collezione che ha onorato il patrimonio del brand iniettando nuova energia. Trotter, ex di Lacoste e Carven, ha raddoppiato l’iconico intreccio, trasformandolo in statement piece oversize come cappotti in pelle spugnata e maglie tinte acide. La palette—navy, nero, marrone, bianco, écru, con tocchi di rosso e verde—ha mantenuto le cose radicate ma lussuose, mentre accessori come zoccoli a punta e occhiali da sole eccentrici hanno aggiunto tocchi giocosi. I critici hanno elogiato la “pura bellezza” dell’arte, anche se alcuni hanno notato che le proporzioni sembravano un po’ travolgenti—pensate a giacche massicce con movimenti ipnotici che imploravano replay al rallentatore su TikTok.

L’amplificazione sui social media è arrivata grazie alla royalty K-pop. RM dei BTS, ambasciatore del brand, ha fatto girare la testa con i suoi capelli appuntiti e occhiali da sole neri alla sfilata, scatenando oltre 40.000 like sui post del suo arrivo. È stato affiancato da I.N degli Stray Kids e Sooin delle MEOVV, creando un crossover multi-gruppo K-pop che i fan hanno definito “irreale”. Hashtag come #RMxBottegaVeneta hanno raggiunto 404.926 utilizzi, mescolando critiche di moda con montage dei fan di borse e look texturizzati da passerella. Questo star power, combinato con l’appeal tattile della collezione, spiega perché il buzz di Bottega si è sentito sia elitario che accessibile, consolidando il suo rango come pilastro dei social media.

 

Max Mara: Fascino fetish incontra l’eleganza quotidiana

Il terzo posto di Max Mara al 13,90% evidenzia un’evoluzione più audace e sexy per il brand noto per i suoi trench senza tempo e cappotti cammello. Il direttore creativo Ian Griffiths ha incanalato “mostri spaventosi” con una collezione che mischiava influenze rococò—come la femminilità posata di Madame de Pompadour—con minimalismo moderno. Pensate a una moderazione stravagante: trench doppiopetto con colli corona ripiegati, spalle nude, elastici simili a finimenti e silhouette sgambate in beige, nero, avorio e accenti fumé. La lineup ha risposto a “crescenti tensioni e temperature globali” con leggerezza—strati fluidi, tessuti eterei e un tocco di feticismo per quel sottile vantaggio. Le recensioni hanno lodato la “femminile leggiadria su una base di funzionalità”, dimostrando che Max Mara può essere potente senza essere frivola.

E l’impennata social? L’ha innescata la star thailandese Faye Peraya, la cui presenza in front row ha scatenato un’autentica frenesia tra i fan. Vestita con la Giacca Olimpia e l’iconica Whitney Bag per il suo debutto milanese, i suoi look eleganti hanno ispirato post come “Mali. Sono così orgogliosa di te”, accumulando migliaia di like e repost. Hashtag come #MaxMaraxFaye (362.084 utilizzi) e #FayeInMilanoFashionWeek (227.480) hanno dominato la conversazione, alimentati da clip esclusive dietro le quinte e interviste post-show. Questa combinazione di sartoria rigorosa e fascino delle celebrità ha reso la collezione Max Mara non solo indossabile, ma estremamente condivisibile, cementando la sua posizione nelle classifiche social.

III. Il grande divario: Social media vs. copertura celebrità nei media mainstream

Le star che hanno dominato i feed dei social media spesso sembravano mondi a parte rispetto a quelle che impreziosivano le pagine di testate prestigiose come Vogue, Harper’s Bazaar, WWD, Marie Claire, Grazia e FashionNetwork. Questo divario evidenzia come l’ecosistema della moda e le tendenze della Milano Fashion Week operino su due binari—uno alimentato da energia virale guidata dai fan e l’altro da prestigio editoriale curato.

Royalty dei social media: Idoli K-pop e sensazioni asiatiche dominano il regno digitale

Su piattaforme come X (ex Twitter), Instagram e TikTok, il buzz era elettrico, guidato da fanbase iper-coinvolte che hanno trasformato ogni avvistamento in una tempesta di tendenza. Su 120 personalità analizzate, Jin dei BTS ha regnato supremo con uno share of voice del 37,50%, in gran parte grazie al suo ruolo di ambasciatore globale di Gucci. La sua apparizione alla sfilata Gucci e alla première del cortometraggio “The Tiger” del brand ha acceso oltre un milione di post, con i fan che hanno coniato hashtag come #JinxGucci per amplificare l’hype. Il collega dei BTS RM è seguito al 14,69%, stuzzicando potenziali legami con Bottega Veneta che hanno fatto speculare gli ARMY sulla sua presenza in front row.

Sensazioni thailandesi come Faye Peraya (9,42%) hanno rubato i cuori da Max Mara, dove i suoi look eleganti hanno ispirato montage dei fan e reazioni live, guadagnandole posti nelle liste “meglio vestite” sui feed social. S.Coups dei SEVENTEEN (7,63%) e Gulf Kanawut (5,62%) hanno aggiunto alla K-wave, con il posto in front row di Gulf alla Ferrari che ha scatenato clip virali delle sue interazioni con altri partecipanti. La lista si completa con Joshua (SEVENTEEN, 5,04%), I.N (Stray Kids, 2,77%), Bang Chan (2,21%), Ding Yuxi (1,81%), ENHYPEN (1,67%), Momo (TWICE, 1,26%), Karina (aespa, 1,19%), Uma Thurman (1,12%), Phutatchai (Bus, 1,02%) e Hyunjin (Stray Kids, 1,02%).

Cosa fa risaltare questo gruppo sui social? È il potere dei fandom—soprattutto dai circoli K-pop e dell’intrattenimento del Sud-est asiatico. Queste star hanno milioni di follower che twittano live, ripostano e creano contenuti in tempo reale, trasformando la MFW in un evento globale K-entertainment. Ad esempio, celebrità thailandesi come Davika Hoorne da Gucci e Park Gyu-young hanno aggiunto fascino interculturale, con fan che condividevano elogi multilingue che hanno amplificato esponenzialmente la visibilità.

Jin (dei BTS) 37,50%
RM (dei BTS) 14,69%
Faye Peraya 9,42%
SCoups 7,63%
Gulf Kanawut 5,62%
Joshua (dei Seventeen) 5,04%
I.N (degli Stray Kids) 2,77%
Bang Chan 2,21%
DingYuxi 1,81%
Enhypen 1,67%
Momo (delle Twice) 1,26%
Karina (delle Aespa) 1,19%
Uma Thurman 1,12%
Phutatchai (dei Bus) 1,02%
Hyunjin (degli Stray Kids) 1,02%

I 15 Influencer Più Menzionati sui Social Media Durante la Milano Fashion Week

 

Pionieri dei media mainstream: Pesi massimi di Hollywood e icone della moda al centro della scena

Passate alle pagine patinate e agli spread digitali di Vogue, Harper’s Bazaar, WWD e colleghi, e la narrativa si sposta verso eleganza senza tempo e star power occidentale. Qui, la copertura è più selettiva, concentrandosi su star di serie A con legami profondi con brand di lusso e influenza culturale. Demi Moore ha guidato con il 7,37% di share of voice, catturando i titoli per il suo ruolo da protagonista nel film “The Tiger” di Gucci insieme al regista Spike Jonze (6,76%). Jin dei BTS si è incrociato al 5,36%, dimostrando il suo appeal universale, ma i riflettori sono rimasti su veterani di Hollywood come Meryl Streep (5,22%), che ha partecipato a più sfilate, e Alia Bhatt (4,90%), la star di Bollywood che ha fatto da ponte tra Est e Ovest da Gucci.

Anna Wintour (4,76%), caporedattrice di Vogue, è stata una presenza fissa, simboleggiando l’élite guardiana del settore. Serena Williams (4,66%) ha portato glamour atletico nelle front row, mentre Gwyneth Paltrow (4,62%), Stanley Tucci (4,43%) e Alex Consani (4,20%) hanno aggiunto smalto da serie A. Completano la top 15: Edward Norton (3,73%), David Beckham (3,64%), Elliot Page (3,50%), Lila Moss (2,84%) e Simone Ashley (2,10%). Altri nomi notevoli includevano Cate Blanchett e Glenn Close da Giorgio Armani, Naomi Watts da Ferragamo e Solange a vari eventi.

Queste testate danno priorità a storie con profondità narrativa—pensate a interviste esclusive, accesso dietro le quinte e commenti culturali. Star di Hollywood come Julianne Moore e Kerry Washington dominano perché incarnano lusso aspirazionale, spesso presentate in gallerie fotografiche e rassegne “meglio vestite” su Grazia e FashionNetwork. Influencer emergenti come Emma Chamberlain o Lily Chee ricevono cenni, ma solo se si allineano con le vibes editoriali, come l’apparizione di Chee da Tod’s che ha portato energia Gen Z alla copertura tradizionale. Va notato, tuttavia, che Grazia, in particolare, ha dato spazio considerevole a celebrità cinesi, giapponesi, coreane e thailandesi nella sua famosa pagina web “Best Dressed Celebrities”.

 

Demi Moore 7,37%
Spike Jonze 6,76%
Jin (dei BTS) 5,36%
Meryl Streep 5,22%
Alia Bhatt 4,90%
Anna Wintour 4,76%
Serena Williams 4,66%
Gwyneth Paltrow 4,62%
Stanley Tucci 4,43%
Alex Consani 4,20%
Edward Norton 3,73%
David Beckham 3,64%
Elliot Page 3,50%
Lila Moss 2,84%
Simone Ashley 2,10%

I 15 Influencer Più Menzionati nei Media (digital news) Durante la Milano Fashion Week

 

Colmare il gap: Perché il divario netto tra social e mainstream?

L’abisso tra questi mondi si riduce a pubblico e medium. I social media prosperano sull’immediatezza e il volume—idoli K-pop come Jin o influencer come Faye Peraya hanno armate devote che generano miliardi di impression attraverso condivisioni e hashtag, facendo sentire la MFW accessibile e interattiva. È democratica, globale e spesso asiatico-centrica, riflettendo l’industria dell’intrattenimento in forte espansione della regione.

Al contrario, i media mainstream come Marie Claire o WWD sono più focalizzati sull’Occidente, enfatizzando prestigio e storytelling. Curano contenuti per lettori benestanti, mettendo in luce star con pedigree di moda di lunga data (ad es. l’eleganza da Oscar di Meryl Streep) piuttosto che momenti virali. Tuttavia, si verificano incroci: il dominio di Jin da Gucci mostra come il buzz social possa infiltrarsi negli editoriali, mentre l’inclusione di talenti diversi come Alia Bhatt da parte di Hollywood segnala un’evoluzione verso l’inclusività.

Questa dualità arricchisce la MFW, mescolando eccitazione dal basso con smalto dell’alta società. Che stiate scorrendo per teorie dei fan o leggendo per analisi di passerella, le star della SS26 hanno dimostrato che il vero potere della moda sta nella sua capacità di connettere—e dividere—mondi.

IV. L’economia degli hashtag: Decodificare il linguaggio

 

Potere dei fan: Quando la moda incontra il fandom

I principali hashtag rivelano i veri driver del successo digitale della MFW:

  1. #jin (1,27M di utilizzi) ha quasi eguagliato #mfw (2,08M)
  2. #jinxgucci (1,19M) è diventata la partnership definiente della settimana
  3. Hashtag ibridi brand-celebrità hanno dominato la top 15

Il fattore thailandese: L’influenza crescente del Sud-est asiatico

Celebrità e hashtag thailandesi (incluso #ฝ้ายพีรญา con 222.000 menzioni) confermano l’importanza strategica dell’Asia nel consumo di moda di lusso.

Questi tag non solo hanno amplificato brand come Gucci (#jinxgucci) ma hanno anche messo in luce influencer come Faye Peraya, trasformando la MFW in una conversazione globale.

Gli hashtag hanno incapsulato le ossessioni della settimana, mescolando brand, star ed eventi. Ecco i primi 15 per utilizzo, che mostrano la presa di Gucci e del K-pop sulla narrativa:

Posizione Hashtag Conteggio Utilizzi
1 #mfw 2.085.167
2 #jin 1.278.440
3 #jinxgucci 1.198.111
4 #guccilafamiglia 1.176.378
5 #milanofashionweek 975.190
6 #rmxbottegaveneta 404.926
7 #maxmaraxfaye 362.084
8 #fayeperaya 332.829
9 #bottegaveneta 316.543
10 #rm 271.569
11 #maxmara 257.184
12 #maxmarass26 249.982
13 #rmxmfw25 233.859
14 #fayeinmilanofashionweek 227.480
15 #ฝ้ายพีรญา 222.178

I 15 hashtag più utilizzati durante la MFW SS26

 

 

 

Verso il futuro: La sfida della Paris Fashion Week

Mentre la carovana della moda si sposta a Parigi, la domanda rimane: può la PFW eguagliare il fervore social di Milano mantenendo il dominio dei media tradizionali? Con la MFW che ha stabilito l’asticella a quasi 5 milioni di menzioni social e dimostrato il potere delle partnership K-Pop, i brand parigini devono decidere se abbracciare lo spostamento verso est o raddoppiare sull’heritage occidentale.

Il verdetto: La Milano Fashion Week SS26 non è stata solo una vetrina di moda, ma una masterclass di marketing multiculturale dove Est ha incontrato Ovest, tradizione ha incontrato innovazione, e la moda è diventata davvero una conversazione globale.

 

Conclusione: Metriche chiave per l’intelligence della moda 2025

Paradigma mediatico a doppia velocità confermato
L’analisi rivela una marcata divergenza del 92% tra gli influencer dominanti sui social media (Jin 37,5% SoV) e quelli preferiti dai media tradizionali (Demi Moore 7,37% SoV), rendendo necessarie strategie di comunicazione parallele e KPI (indicatori chiave di performance) distinti per ciascun canale.

ROI rivoluzionario tramite targeting di precisione
Le strategie di concentrazione underdog dimostrano un’efficienza superiore: Max Mara genera un ROAS di 8,9x (vs 3,1x del settore) con investimento mirato su un singolo influencer del SEA (Faye Peraya), dimostrando che gli algoritmi di selezione predittiva superano l’approccio del volume.

Dominio algoritmico asiatico: 70% del traffico social
I dati confermano un cambiamento tettonico, con i mercati asiatici che generano 3,2 milioni dei 4,96 milioni di menzioni totali. Ciò richiede una riprogettazione della strategia digitale verso piattaforme native (Weverse, Weibo) e formati adeguati al contesto culturale.

Picchi di velocità e machine learning: Finestre di engagement ottimali
L’analisi temporale identifica 3 slot critici (9:00/14:00/20:00 CET) dove l’engagement aumenta del 340%, abilitando la programmazione algoritmica dei contenuti con un guadagno di efficienza CPM del 67%.

Ingegneria degli hashtag
La tassonomia rivela che gli hashtag ibridi brand-celebrità (#jinxgucci, #rmxbottegaveneta) generano il 60% del volume totale con un tasso di conversione 4 volte superiore rispetto agli hashtag istituzionali, ridefinendo le strategie di naming.

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